martedì 3 maggio 2016

Volantino 25 aprile


 

Se fascista


è un paese,


La politica italiana, prima delle idee, dei programmi o dei progetti, si preoccupa di far vedere che ha un capo. Un leader che ci mette la faccia, anche se nasconde una testa vuota. C’è chi vuole un direttorio e chi si fa chiamare giovani turchi, chi pensa al segretario che fu e chi sopra a tutti all’infallibilità del pontefice. Questo non è fascismo, ma è la cultura del paese in cui è nato il fascismo.

L’economia italiana vede dominare l’assenza di reddito, diritti, lavoro, in una guerra fra poveri che si contendono stipendi da fame. Il lavoro senza remunerazione per i giovani (e non solo) è diventato metodo e pratica diffusa nascosta sotto il nome di stage. Interi mesi o settimane se ne vanno via senza neanche il becco di un quattrino riconosciuto. Il ricatto di chiudere la porta in faccia, spostare la fabbrica in un altro paese, o accusare l’eterna crisi o le tasse esose, sono le argomentazioni di buona parte della classe dirigente italiana. Una classe brava a creare umiliazioni e sfruttamento. Questo non è fascismo. Questo è capitalismo, il sistema economico in cui si è sviluppato il fascismo italiano (e non solo).

La possibilità di opporsi o partecipare, proporre o essere informati, rappresentare insomma il paese reale in una qualche utopia di libertà democratica, si scontra con il potere mediatico del paese legale, che decide come sfruttare l’ambiente (trivelle e TAV), ostacolare l’istruzione pubblica, la sanità universalista o rubare il diritto alla pensione. Le ragioni che valgono sono quelle di chi urla più forte e non spiega ragioni. La paura dell’altro soffoca la solidarietà umana. Il più debole è colpevole di essere tale. Il più forte vince ed è applaudito. Questo è fascismo, quello italiano, tipico, con e senza camicia nera, lo stesso che ha continuato a prosperare dopo il ’45, si è alimentato delle gerarchie sociali, delle differenze di classe, delle disuguaglianze fra uomini e donne, fra Nord e Sud. E’ il fascismo delle stragi di Portella della Ginestra e di Piazza Fontana, del terrorismo di Piazza della Loggia e dei morti ammazzati come Pinelli e Mastrogiovanni, Aldovrandi, Cucchi e Uva, e troppi altri ancora. Questo è il fascismo italiano, quello del potere. Perché è il potere ad essere fascista non il popolo. Il popolo può essere vittima o complice, seguace o partigiano, ma in un modo o nell’altro pagherà sempre il prezzo di un sistema di gerarchia che si nutre dell’umanità ferita e umiliata.

Il fascismo non è per sempre, non è invincibile. Ha bisogno della vigliaccheria squadrista di Casa Pound o dell’omofobia delle sentinelle, del razzismo della Lega o della violenza di Forza Nuova. Il fascismo è però qualcosa che è già stata sconfitta dalla storia e dai popoli che, quando non sono vittime o complici, diventano antifascisti, combattono contro un sistema di sfruttamento e oppressione, violenza e menzogne che nelle stanze del potere si generano continuamente.

Forse ancora non c’è bisogno di tornare in montagna per difendersi da governi che cancellano diritti e diffondono menzogne. Di certo c’è bisogno di tornare ad essere protagonisti di una società più giusta, eguale e solidale, di conquistare diritti per i più deboli, diffondere una cultura che nega qualsiasi spazio a oppressioni ed oppressori. I motivi per essere antifascista sono tanti, metterli assieme, organizzarli, e dare loro voce e dignità politica significa dare forza all’antifascismo ogni giorno in un paese che ha bisogno di tutto, meno che del fascismo.



antifascista è un popolo in lotta



F.A.I. Federazione Anarchica Italiana
Sez. "M. Bakunin" Jesi        
Sez. "F. Ferrer" Chiaravalle

 

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