martedì 22 aprile 2014


Della sanità e della sicurezza, quella vera, quella sul posto di lavoro

fatti di questi giorni accaduti al Pronto Soccorso di Jesi impongono alcune considerazioni, al di là di speculazioni elettoralistiche o retoriche istituzionali.
A nostro avviso più che telecamere (ancora!) o presidi di polizia, di ben altre cose ha bisogno il Pronto Soccorso di Jesi, e anche quelli di altri ospedali della zona.
C'è bisogno di maggior personale infermieristico, OSS e medico, di riduzione dei carichi di lavoro, di ambienti maggiormente agevoli e confortevoli per pazienti, familiari e professionisti.
C'è bisogno di correggere le carenze sanitarie che portano a fare del Pronto Soccorso il primo luogo/servizio in cui si cercano risposte a bisogni di salute.
C'è bisogno di organizzare meglio l'offerta sanitaria e dell'emergenza e non tagliare posti letto e servizi indiscriminatamente (chiusura dei piccoli ospedali) senza prevederne le ricadute.

Il Pronto Soccorso di Jesi parla del fallimento del modello aziendalistico che la Sanità italiana ha assunto da vent'anni e che è stata buona solo a creare dirigenti strapagati, dimezzare i servizi, tagliare i posti di lavoro e tutelare gli interessi di casta e non della salute pubblica. Basta con professionisti minacciati e picchiati. Basta con le lunghe ore di attesa. Basta con i tagli.

Un paese normale e una sanità normale non hanno bisogno di eroi, per altro o sottopagati o malserviti. Una sanità normale e funzionante ha bisogno di risorse e prospettive di sviluppo. Il resto o sono chiacchiere o soldi mal spesi, come le telecamere.

 FAI – Federazione Anarchica Italiana
Gruppo “Michele Bakunin” – Jesi
Gruppo “Francisco Ferrer” – Chiaravalle

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