lunedì 22 aprile 2013

                                                  
                                    NO ALLA GUERRA TRA POVERI


La riorganizzazione dei servizi sanitari ha messo in agitazione molti soggetti. Partiti che vanno contro la loro stessa maggioranza (PD ad esempio), comuni contro la regione; l’opposizione di centro-destra che cavalca la tigre della protesta fomentando la guerra fra poveri (Cingoli contro Chiaravalle?), partiti-movimento che si dicono diversi dal governo regionale e approvano in tutto e per tutto le stesse scelte che penalizzano la salute dei cittadini (M5S).
Più che la reazione ad un taglio drastico del welfare sembra una guerra fra bande (quelle dei poteri forti ovviamente) cui a farne le spese ad ogni modo saranno i cittadini e i lavoratori.

Le Marche, regione virtuosa in termini di costi della salute, non sono da meno come mercato clientelare del welfare e la sanità anche qui è il terreno di scontro fra potentati. Tutto ciò va rigettato da parte dei cittadini e dei lavoratori. Opporsi alla destrutturazione del sistema sanitario regionale non vuol dire mercanteggiare un posto letto fra amministrazioni ed amministratori, ma avere una visione d’insieme dell’offerta da garantire e della domanda di salute esistente, in un tessuto regionale che si sta impoverendo, che sta  invecchiando, dove la copertura assistenziale a livello territoriale, in termini di spesa e di  professionisti, non è tale da permettere fughe in avanti con la cancellazione di presidi ospedalieri esistenti.

Dal canto nostro siamo dalla parte dei cittadini tutti ed invitiamo a continuare la mobilitazione dal basso per difendere il diritto universale alla salute e le tutele di lavoratori che vedono minacciate professionalità e sicurezze sindacali. Un esempio di ciò che ci può capitare viene dalla Lombardia, una regione che dovrebbe far scuola in termini di sanità ma che è continuamente sulle cronache dei giornali per gli scandali che l’attraversano.

In qualche caso rimane la dignità di chi lavora a tutela del diritto alla salute, come per l’Ospedale San Raffaele, travolto dai debiti e dal malgoverno, dove le RSU sindacali (USB e USI) si stanno opponendo ai licenziamenti di lavoratori, mentre direttori e dirigenti se ne vanno via a tasche piene ed impuniti. Non vogliamo che nelle Marche si creino le stesse premesse. La parola più che alle urne elettorali, alle segreterie e ai potentati, passi a chi lotta dal basso. Equità nella sanità, qualcuno ha scritto. Equità nella società, aggiungiamo noi come anarchici.




FAI - Federazione Anarchica Italiana
Gruppo - M.Bakunin - Jesi
Gruppo - F.Ferrer - Chiaravalle


Nessun commento: