RAGION DI STATO
Il 3 gennaio 1998 un aereo militare statunitense tranciava i cavi della funivia del Cermis in Val di Fiemme. Dissero che era un volo di addestramento, che fu una tragica fatalità. In realtà l’equipaggio stava “giocando” sui cieli italiani. Morirono 20 persone. I militari non furono processati né da un tribunale italiano, né da alcuno dei 5 paesi europei cui appartenevano le vittime. Nei fatti restarono impuniti.
Come fu per molti militari tedeschi che, durante la 2^ Guerra mondiale, seminarono morte e distruzione per mezza Europa per poi nascondersi in patria. I pochi che non riuscirono ad evitare le galere in qualche caso, tornarono a casa grazie a spericolate evasioni, o come fu per il colonnello Kappler, il responsabile della strage delle Fosse Ardeatine (335 vittime civili), fuggì grazie, qualcuno disse, al governo italiano.
Del resto anche i militari italiani che si resero responsabili di massacri in Africa o nei Balcani, rimasero impuniti, mentre lungo tutta la storia del ‘900 chi si è opposto alla guerra, ha disertato, ha rifiutato di uccidere in nome della patria, quando non veniva fucilato sul posto, era messo in galera o in manicomio, dimenticato per decenni. Non c’è nulla di strano in tutto ciò. Esistono due pesi e ... molte misure. La ragion di stato, la salvezza della patria, l’onore, la gloria, gli interessi di mercato, del commercio, della finanza e delle banche passano sopra a tutti.
C’è una ragion di stato che domina, usa la retorica patriottarda per riempire pance e teste vuote, specie quando l’economia va male. Si trasformano assassini in eroi. Tutto pur di dimenticare i morti delle guerre armate e delle guerre economiche che mietono vittime fra i proletari.
In guerra, come in pace, c’è chi può permettersi di fare di tutto e chi invece può solo piangere i propri morti. Come le 81 vittime della strage di Ustica, ammazzate da un atto di guerra in tempo di pace e dalle menzogne dei militari. O come per i 12 morti e gli 88 feriti della strage della scuola di Casalecchio di Reno, sventrata da un aereo militare in avaria, privo del pilota messosi in salvo.
Ma è facile la retorica contro la guerra e i militari. Meno facile rendersi conto che sono l’espressione di una società altra, che non conosce regole se non quelle che si dà, e spazza tutto ciò che incontra nel suo cammino. Non c’è diritto che tenga, giustizia, pacifismo o democrazia. La ragione del più forte domina e giustifica ogni cosa: una strage, un incidente, le radiazioni di una costa turistica per ospitare una base di sottomarini nucleari o buttare bombe un po’ in giro per liberarsi di un carico pericoloso.
Come fu in Adriatico durante la guerra contro la Serbia, ad opera degli aerei della Nato. Molte le bombe a grappolo recuperate dai pescatori. In un caso quattro rimasero feriti, ma almeno non furono uccisi, perché è pericoloso il mestiere di pescatore, e si può morire. Non basta il mare, il lavoro, i rischi, può accadere anche di essere scambiato per un pirata ed essere ammazzato come un cane. Da uno sconosciuto. Da due sconosciuti, lontani, e che per questo molti diranno che hanno fatto solo il loro dovere. E’ la ragion di stato, che non coincide mai con quella dell’umana società.
F.A.I. Federazione Anarchica Italiana
Gruppo - M.Bakunin - Jesi
Gruppo - F.Ferrer - Chiaravalle
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