Cattiva
salute, pessima politica, peggior democrazia.
Torna
a far parlare di sé la riorganizzazione del sistema sanitario
marchigiano. Ospedali, posti letto, servizi, la sforbiciata è
profonda e segue il parallelo che sta avvenendo in tutto il paese.
Viene da chiedersi: in un momento di crisi come quello attuale la
ristrutturazione sanitaria che si opera servirà a ridurre costi o
taglierà solo posti di lavoro e copertura sanitaria a favore del
mercato e a sfavore dei più deboli? Molte le ipotesi, ma di certo
c’è il peggioramento delle condizioni di vita, di lavoro, e di
salute, della collettività. La risposta dal palazzo regionale (e da
Roma) è quella di sempre: decisioni pesanti prese sulla pelle dei
cittadini, senza alcuna consultazione con le comunità e le
istituzioni locali. E’ la stessa politica regionale che oggi taglia
in nome della salute e ieri voleva le centrali a biomasse. La stessa
che parla di rinnovamento della politica ma la classe al potere è
sempre più lontana dal grido di disperazione della collettività.
Nei fatti il sistema sanitario pubblico sta esalando il suo ultimo
respiro ed è assordante il silenzio di partiti, vecchi e nuovi,
sindacati e intellettuali vari pronti a mobilitarsi per uno spot di
un miliardario attore americano, ma consenzienti alle decisioni dei
poteri forti. Chiamare alla mobilitazione i cittadini, anzi gli
utenti del servizio sanitario pubblico, è doveroso in difesa della
salute pubblica, dei più deboli, della equità nella salute
minacciata dalla tirannide della privatizzazione.
F.A.I. –
Federazione Anarchica italiana
Gruppo
“M. Bakunin” – Jesi
Gruppo
“F. Ferrer” - Chiaravalle
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