lunedì 9 novembre 2009

NON UN EURO PER LA GUERRA

Sono le industrie di armi il vero made in italy

Nei giorni scorsi si è svolto a Torino l'aerospace and defence meeting la fiera dei produttori di armi italiane, un grande giro di affari sopra le nostre teste e le nostre vite. I media ci tengono quasi all'oscuro dei fatturati in aumento anno per anno delle case produttrici di armamenti. Il loro fatturato aumenta con i soldi presi dalle nostre tasche e di milioni di persone nel mondo che vorrebbero servizi dalle tasse che pagano,invece ricevono nuove armi e nuove guerre con ogni volta una causa differente che giustifichi gli interventi militari.Il culmine è stato raggiunto con la guerra al terrorismo,una guerra permanente che permette di usare e vendere armi a qualsiasi esercito anche quello contro cui si interviene nelle missioni italiane,armi che distruggono interi paesi per poi investire nel dopo-guerra e lucrare sulla disperazione delle popolazioni allo stremo. Il nostro paese è nei primi posti al mondo tra i produttori e commercianti di armamenti.

L’Italia ha il record del costo più alto per i cittadini, ben 689 dollari a testa. La spesa militare complessiva si aggira intorno ai 24 miliardi di euro. Cifre da capogiro!!!! Lo scorso anno l’export made in Italy ha segnato cifre da record.

Oltre 3 miliardi di euro di nuovi contratti, il 29% in più rispetto al 2007. Armi consegnate per 1,8 miliardi di euro: 500 milioni in più. In più ci sono i 2,7 miliardi di euro delle coproduzioni.

Armi che tolgono i soldi pubblici dai servizi come scuola e sanità.

Ed ecco bella pronta la solita storia dei soldi pubblici che non bastano, le spese per lo stato sociale diminuiscono, ma non c'è modo di fermare l'ascesa della spesa militare ed il finanziamento di aziende a cui la crisi non è nemmeno passata di striscio.

Ogni parte politica sia passata al governo di questo paese non ha mai tagliato soldi per armamenti, ma spinto verso nuove tecnologie e nuovi modelli di armi; come l'acquisto degli caccia-bombardieri F35 con i cui soldi potrebbero essere messe in sicurezza scuole, o intere zone a rischio geologico. Questa giornata in cui si festeggiano le forze armate e i soldati che ora circolano per le strade delle nostre città come fossero a kabul (dove lo stato sembra che paghi i gruppi armati per non essere il primo bersaglio degli attentati.) I protagonisti sono i medesimi della Somalia, dell’Iraq e dell’Afganistan. Quelli delle torture, delle ambulanze mitragliate, dei civili bombardati. I militari nelle città costano a noi tutti 62 milioni di euro l’anno. Anche questa è guerra, guerra interna. Nel mirino sono gli immigrati, i rom, i senza casa, chi si ribella ad un ordine sociale feroce. La propaganda della paura, che ci vorrebbe nemici dei più poveri, degli ultimi arrivati costruisce il consenso intorno alla barbarie bellica. Stiamo sempre peggio, tra lavori precari e in nero, senza tutele e senza sicurezza, ma ci convinciamo che i nemici siano quelli che stanno peggio di noi, non i padroni che ogni giorno lucrano sulla nostra vita. Bisogna rompere la propaganda di guerra, costruendo ponti solidali tra gli oppressi e gli sfruttati. Un lavoro quotidiano, difficile, concreto. E altrettanto concreta deve essere la lotta a chi la guerra la prepara, la finanzia, la alimenta, la fa. Per fermare la guerra non basta un no. Occorre incepparne i meccanismi,partendo dalle nostre vite , dal territorio in cui viviamo, dove ci sono uomini armati che pattugliano le strade.

La chiamano sicurezza, anche se l'unica sicurezza di cui abbiamo bisogno è quella del lavoro e sul posto di lavoro!!



Federazione Anarchica Italiana

sez. M.Bakunin Jesi

sez. F.Ferrer Chiaravalle

Centro Studi Libertari “L.Fabbri” Jesi


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