La guerra vende bene: armi, potere, traffici, economie e pace. Tanta
pace. Da sempre lo strumento principale per vendere la pace – sociale – è
rappresentato dalle guerre, fatte dai padroni e pagate dagli sfruttati,
con perdita di ricchezza. Con perdita di milioni di vite umane. La
guerra crea dissenso o consenso, ed i media trovano il pubblico di
consumatori meglio adatto. La sera va in diretta tivù l’orrore utile a
far aumentare tifoserie e fazioni, schieramenti ed esperti di ogni tipo.
C’eravamo quasi liberati dei virologi d’assalto dell’epoca covid che
adesso ci si ritrova esperti bellicisti o pacifisti per tutti i gusti,
anche se le guerre non sono tutte uguali per chi parla dei morti in
Ucraina, e dimentica quelli ammazzati in Mali o nello Yemen. O sul
lavoro. Le fonti di informazione chiamano traditore o eroe lo stesso
disertore a seconda da quale parte della barricata arrivi il commento.
La
tivù del dolore rilancia in prima serata l’orrore delle vittime di
turno, pronte ad essere dimenticate appena lo share diminuisce. Il
pacifista incallito pronto a denunciare traffici d’armi di ogni tipo
verso Kiev, si è svegliato ora dopo decenni di guerre alimentate dal
lucroso commercio di armi dell’Italia e dell’Occidente in ogni parte del
mondo. Due pesi e tante, troppe misure.
Un po’ ovunque in Italia
l’antimilitarismo è sceso in strada: a Milano o a Torino, a Genova o in
Sicilia. Numeri piccoli rispetto a quelli di trent’anni fa in risposta
alla prima Guerra del Golfo. Numeri, voci, persone che comunque non si
arrendono alla rappresentazione mediatica del vuoto della politica.
Persone, lavoratori, sfruttati che lottano e non si lasciano intimidire
né dalle fake news, né dalle perquisizioni orchestrate in stile anni di
piombo. Il riferimento è all’irruzione della polizia presso la sede
nazionale dell’USB a Roma. Episodio che mostra il vero volto della
stessa guerra di classe che semina orrore in Ucraina e genera
sfruttamento e precarietà in Occidente. C’è chi si è arricchito con la
pandemia e chi è diventato più povero. C’è chi si sta arricchendo con
tutte le guerre in corso, e trova rifugio nello stesso resort turistico
dove un oligarca ucraino va al bar con l’amico oligarca russo, o turco o
italiano o … E c’è chi ha una vita precaria, costretto a salari e turni
da ricatto padronale (Ikea di Ancona) o deve cedere al ricatto
occupazionale vedendo peggiorare le sue condizioni lavorative e
salariali (Caterpillar Jesi). C’è chi vorrebbe disertare una guerra in
nome della vita, e chi vorrebbe una vita che non sia una guerra
continua. C’è chi disperato, non ha più neanche gli occhi per piangere
un morto ammazzato in strada su cui intellettuali sciacalli
disquisiscono al sicuro dei loro salotti mediatici.
La LIBERTA' non si mendica.. si prende!
!doctype>giovedì 7 aprile 2022
Guerre di classe
Il terzo
millennio nei suoi primi venti anni ha già mostrato la sua identità di
sopraffazione e morte. Gli sfruttati e i reietti da sempre dell’umanità
devono ritrovare la forza della solidarietà e della lotta per arrestare
tutto questo!
FAI - Federazione Anarchica Italiana
sez. "M. Bakunin" - Jesi
sez. "F. Ferrer" - Chiaravalle
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