Il New York Times critica l’Italia sull’alto numero di obiettori di coscienza presenti, additandola a paese ancora attraversato da un oscurantismo religioso che ne condiziona politiche e diritti. Beh! detto da chi vive negli States dove fuori dai consultori c’è chi spara in faccia ai medici abortisti, suona un po’ strano, anche se è vero che in tema di diritti delle donne nel nostro paese si sta ritornando indietro a grandi balzi. E l’obiezione di coscienza all’IVG ne è un esempio chiaro.
Probabilmente non esiste legge al mondo che, nella sua applicazione, possa permettere di … disattenderla. L’obiezione di coscienza nel sistema sanitario italiano (ancora pubblico) più che atto individuale è diventata strategia corporativa e meschina di negazione di un diritto alla salute e alla dignità di genere, di donna. L’alto numero di medici, anestesisti, e infermieri obiettori rendono di fatto inapplicabile la legge e aprono la strada all’aborto clandestino che, il Ministero della Salute “stima” in 12 – 15.000 casi, e vara una norma per contrastarlo aumentando le sanzioni pecuniarie verso … la donna. Fino a 10.000 euro di ammenda. Il quadro è abbastanza chiaro, trasformare un diritto in un affare pecuniario, per chi garantirà il servizio a pagamento, per lo stato che punisce … le vittime.
L’obiezione di coscienza è diffusa come una piaga, i numeri superano in tutte le regioni il 60% del personale, con punte del 90 o del 100%. A farne le spese, come sempre, è chi è diverso: in primo luogo le donne, in una società in cui dietro la “coscienza” si cela l’affermazione, tutta maschile e religiosa, di controllare il corpo femminile. Ci rimette chi ha meno soldi, istruzione, reti sociali, l’immigrato e la minorenne, la donna abusata e quella che … non ce la fa più. Probabilmente si dovrà cambiare la definizione in futuro e più che parlare di obiezione di coscienza, sarà meglio “rinuncia di coscienza”, sul piano etico, professionale, umano, civile e … per chi si considera cattolico progressista, anche religioso.
Quanto scritto proviene da chi vive in una città che, oltre il primato sportivo, è risaltata sulle cronache nazionali anche per l’interruzione, un paio di anni fa, del servizio pubblico di IVG di cui ieri, come oggi, non sono chiare le ragioni, non tanto sul piano della “coscienza”, quanto su quello dell’organizzazione, dei dati, dei costi, del servizio garantito in una Regione, le Marche, sempre solerte a dare numeri e giustificazioni per chiudere, ospedali, reparti, punti nascita, tagliare diritti pubblici e sostenere interessi privati.
F.A.I. - Federazione Anarchica Italiana
Gruppo - M.Bakunin - Jesi
Gruppo - F.Ferrer - Chiaravalle
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