Elezioni
2013: dei
padroni, dei fattori,
e
della servitù volontaria.
Dei
padroni:
qualsiasi sarà il risultato elettorale il patrimonio dei padroni
d’Italia (Della Valle, Agnelli, Caltagirone, Berlusconi, Vaticano,
Massoneria, Holding finanziarie, etc.) non verrà minimamente
intaccato. I loro interessi verranno mantenuti grazie all’azione
parlamentare di quelli che si dicono rappresentanti del popolo, ma
che in realtà fanno gli interessi di chi comanda, i propri e
qualche volta elargiscono un po’ di carità per tenere calmo
l’elettorato.
Dei
fattori:
i figli della fatica contadina sanno cosa significa un fattore buono
o un fattore cattivo, ma con tutta la buona volontà il fattore,
anche quello buono, rimane sempre fattore, servo dei propri
interessi e di quelli del padroni che lo tengono lì. Con il sistema
elettorale non cambiano i padroni, al massimo i fattori che, buoni o
cattivi, alla fine del raccolto voglio quanto spetta a loro e al
padrone.
Della
servitù volontaria:
come possono milioni di persone accettare di essere poveri per far
arricchire una minoranza, vivere una vita di stenti e miserie e
ascoltare le menzogne di chi ne è responsabile? Ogni volta che
questo popolo si reca alle urne perpetra una schiavitù volontaria
vecchia di secoli.
I
personaggi
che oggi chiedono il consenso popolare variano a seconda delle
promesse, della rabbia, delle meschinità. Ognuno rappresenta una
cultura di potere che alla fine dimenticherà chi lo ha votato e
regalerà di nuovo al paese e ai suoi abitanti stipendi da fame,
tasse per chi lavora e protezione per chi le evade. Chiunque verrà
eletto non invertirà il senso del declino dello stato sociale: la
salute sempre più costosa, l’istruzione sempre più patrimonio
dei figli dei padroni, la sicurezza e la previdenza parole in punta
di manganello e non valori di civiltà per chi è anziano, per chi è
più debole.
Dopo
il voto del 24 e 25
prossimi chiunque vincerà non tornerà indietro sui diritti rubati
ai lavoratori, chiuderà gli occhi sugli appalti disastrosi che
costruiscono un paese che frana alla prima pioggia, non eliminerà
guerre, povertà, disuguaglianze sociali. La casta rimarrà, la
suddivisione in classi della società pure. L’Italia è uno dei
paesi con il più basso indice di mobilità sociale al mondo: se
nasci ricco resterai tale, se nasci povero … pure. Anzi, i figli
del ceto medio che preferiscono riempire le piazze per sentire
qualche imbonitore miliardario, in molti casi saranno più poveri
dei loro padri. Tutto ciò viene spesso considerato come
inevitabile, ma così non è.
Il
voto è uno strumento,
ma se non serve a liberare dalla schiavitù, a mandare via ladri,
speculatori, padroni e sciacalli (quelli elettorali poi …), serve
a ben poco. I diritti, le sicurezze sociali, le garanzie
occupazionali, la tutela dell’ambiente e della salute, più che
grazie a qualche tecnico illuminato, da sempre sono state ottenute
dalle lotte della collettività, dalla difesa del territorio, dalla
consapevolezza di essere soggetto di una società e non schiavo
volontario di un sistema che chiamano democratico, ma che ha sempre
gli stessi padroni e al massimo cambia qualche fattore. Tante le
promesse elettorali, unico il voto da scegliere, nullo il risultato.
E’ un gioco che ormai da decenni viene perso. E’ ora di dare
voce alla politica che nasce dalle lotte, dai comitati di base, dal
sindacalismo conflittuale, dalle relazioni non gerarchiche, dalla
voglia di sapere e vivere liberi e dignitosamente.
Non
esiste voto che possa dare ciò per cui non si sia disposti a
lottare e a condividere con qualcun altro.
Alle
bugie elettorali, la realtà delle lotte
sociali!
Votare
fa bene alla salute?
La
stampa locale nei giorni scorsi ha annunciato la riconversione di
15 ospedali marchigiani in “Case della salute”. Cosa voglia dire
questo in termini assistenziali non è ben chiaro, a differenza del
fatto che la ristrutturazione della sanità italiana continua a suon
di tagli e contrazione dell’offerta sanitaria pubblica. Molte le
voci in merito che si sono levate a difesa di questo o
quell’ospedale. In tempo di elezioni è normale, come normale sarà
la scomparsa di ogni difensore a urne chiuse. E’ successo in
passato con l’Ospedale di Chiaravalle che nonostante venti anni di
tagli e obbligo per i cittadini della zona di fare decine e decine
di chilometri per un esame, ha sempre garantito risposte efficienti
ed efficaci alle esigenze del territorio e degli ospedali limitrofi.
Per quello che ci riguarda vorremmo che ai cittadini fossero fatto
sapere in maniera chiara tre cose semplici:
1.
L’accesso alle prestazioni sanitarie (equità della salute) sarà
più facile o no?
2.
Le professionalità sanitarie e le risorse di sistema sviluppate in
questi anni nei piccoli ospedali saranno valorizzate o saranno solo
un taglio a favore di qualche budget di manager super pagati?
3.
Quale strategia di sistema politici e tecnici prevedono nel medio e
nel lungo termine per rispondere al peggioramento delle condizioni
di vita di anziani, disoccupati, poveri, precari ed immigrati?
Il
rischio è quello di peggiorare le prestazioni e la salute a livello
marchigiano, e magari finire sui giornali nazionali per una futura
malasanità come è stato per l’efficiente servizio di tutela del
diritto alla maternità sicura (leggi IVG) a Jesi. Le risposte vere
non verranno prima dei risultati elettorali. Altro, sarà solo
sciacallaggio elettorale.
FAI
– Federazione Anarchica Italiana: gruppo “M. Bakunin” – Jesi,
gruppo “F. Ferrer” – Chiaravalle. Gruppo Anarchico “Kronstadt”
– Ancona, Circolo Studi sociali “O. Manni” – Senigallia,
Anarchiche e Anarchici Valcesano,
Fip.
V, Pastrengo 2, Jesi
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