CIAO ZANNì
La
notizia di qualche giorno fa della morte di Zannì, personaggio
jesino merita una considerazione adeguata, che possono essere
riassunte dalle parole di un compagno del “Fabbri” di Jesi
scritte a caldo subito dopo aver appreso la notizia della sua morte.
Le riportiamo nei passi più significativi:
“…per
me, Zannì, era uno di quei personaggi irrinunciabili per la storia e
la socialità di Jesi. Secondo me, il sistema sanitario ha
vinto...adesso si "nascondono" quei volti che una volta
erano purtroppo affidati a se stessi, ma con interazioni spontanee
che caratterizzavano una passeggiata per il corso. […] Voglio solo
ricordare l'episodio più bello che riguarda Zannì, almeno nella mia
memoria. Era maggio (?) e per non so quale motivo c'era l'esercito in
città. I militari stavano appoggiati ai loro mezzi, appollaiati in
quelle pose da "eroi di guerra" sperando in un'azione di
acchiappo piuttosto che una di guerra. Ero seduto sulle scalette
della chiesa delle Grazie, quando scorgo un volto amico, quello di
Zannì. Camminava senza passeggino e con una splendida tuta mimetica
con cappellino da marines che poteva tranquillamente essere accostata
alla mimetica dei militari italiani e in cuor mio, c'era la speranza
che si accendesse un teatrino. Ma quello che successe fu
l'esemplificazione che Zannì incuteva un rispetto quasi
"religioso". Con il suo passo slanciato e
bighellonante e i suoi anfibi tirati al lucido, il nostro eroe si
avvicinava ai militari protetto dall'oscurità provocata dalla
complicità del sole in posizione contraria, e proprio quando ne
stava uscendo, un giovane ragazzo […] non so se per uno scherzo tra
commilitoni o per semplice sbaglio, si gira e TAC! saluto
sull'attenti con tanto di schiocco delle suole. Zannì fu colto da un
risveglio improvviso. Tutto finalmente era al suo posto e quel saluto
era la dimostrazione che Lui era ciò che voleva essere. Questo gli
fece drizzare la schiena dall'emozione e ricambiò il saluto in
maniera cordiale, un timido accenno. E poi, allungò il passo e si
allontanò. Oggi quando ho visto l'articolo, senza foto e senza
troppi fronzoli, ho capito che neanche un coccodrillo gli avevano
dedicato. […] Un'ultima domanda...dove sarà la Sua bicicletta?”.
Zannì
come Raul, come Attone, come le tante figure di una città spesso
dimenticate, sempre nascoste, costantemente espressione di miseria
economica e culturale, ma non tanto della persona, di colui che
soffre del disagio mentale, quanto di un sistema gerarchico che nega
dignità e riproduce ipocrisia e sfruttamento, un sistema che
qualcuno ha ben definito dicendo che: “… dietro ogni scemo, c’è
un villaggio”.
Centro Studi Libertari "Luigi Fabbri" - Jesi - via Pastrengo 2
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