La dismissione degli immobili è una strategia carente e che non tiene conto dell'associazionismo
Le recenti notizie apparse sulla stampa nei giorni scorsi riportano all’attenzione il problema dell’immobile del San Martino.
Da parte nostra non possiamo che sottolineare alcune questioni importanti. Primo: la necessità di fare cassa da parte del Comune di Jesi e di alienare per questo immobili di proprietà dell’intera collettività è la dimostrazione di una capacità di governo dal respiro molto corto, che non dipende solo dai tagli fatti da Roma o dalla crisi economica, ma da una visione strategica globale carente è affatto funzionale ai bisogni dei cittadini.
Secondo: non vorremmo che dietro paventate permute di immobili, in cui il San Martino risulta essere un “oggetto” molto interessante, si celino scelte speculative poco chiare.
Terzo: come da altri ricordato il complesso attualmente ospita varie associazioni e per questo rappresenta un luogo di socialità e di cultura, fuori da logiche di mercato, irrinunciabile per la città. In merito quali “nuovi” inquilini, fatte salve le discutibili scelte che ogni volta vedono il San Martino al centro dell’attenzione dell’Amministrazione, chiediamo quali prospettive future ha previsto l’Amministrazione per dare risposta all’associazionismo ospitato dal complesso e alla stessa città che in varia misura vi partecipa, se ne serve e vi si riconosce.
Dal canto nostro, come anarchici, siamo pronti al confronto, alla mediazione, a percorrere qualsiasi strada che valorizzi l’interesse collettivo e l’associazionismo, e non il profitto privato. Ricordiamo che durante i giorni delle fiere di San Settimio, il Centro Studi Libertari ha tenuto per tre giorni aperta la nuova sede al pubblico, con iniziative articolate: presentazione di libri, cineforum, cena sociale, musica e consultazione dei materiali dell’archivio in dotazione. Inutile dirlo, buono è stato il riscontro di pubblico.
Secondo: non vorremmo che dietro paventate permute di immobili, in cui il San Martino risulta essere un “oggetto” molto interessante, si celino scelte speculative poco chiare.
Terzo: come da altri ricordato il complesso attualmente ospita varie associazioni e per questo rappresenta un luogo di socialità e di cultura, fuori da logiche di mercato, irrinunciabile per la città. In merito quali “nuovi” inquilini, fatte salve le discutibili scelte che ogni volta vedono il San Martino al centro dell’attenzione dell’Amministrazione, chiediamo quali prospettive future ha previsto l’Amministrazione per dare risposta all’associazionismo ospitato dal complesso e alla stessa città che in varia misura vi partecipa, se ne serve e vi si riconosce.
Dal canto nostro, come anarchici, siamo pronti al confronto, alla mediazione, a percorrere qualsiasi strada che valorizzi l’interesse collettivo e l’associazionismo, e non il profitto privato. Ricordiamo che durante i giorni delle fiere di San Settimio, il Centro Studi Libertari ha tenuto per tre giorni aperta la nuova sede al pubblico, con iniziative articolate: presentazione di libri, cineforum, cena sociale, musica e consultazione dei materiali dell’archivio in dotazione. Inutile dirlo, buono è stato il riscontro di pubblico.
Centro Studi Libertari Luigi Fabbri - Jesi
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