domenica 1 marzo 2015

OPG, machete e tribunali














La piazza a Roma ha risposto ai politicanti prezzolati e parolai che vivono di livore razzista e violenza squadrista, che esacerbano le angosce individuali per trasformare il disagio economico e sociale in paura animale e … in soldi, voti e poltrone utili solo per loro. Di seguito il nostro piccolo contributo contro il razzismo e l’ingiustizia dilagante.
OPG, machete e tribunali
E’ di qualche giorno fa la sentenza che condanna il giovane africano di 26 anni che nel settembre scorso diede in escandescenze in strada armato di coltelli e machete. Nessuno si fece male, almeno in maniera importante. Aveva precedenti per aggressione e alla fine, dopo settimane passate fra galere e psichiatria, la sentenza definitiva lo traduce a Reggio Emilia dove dovrà restare per due anni presso l’OPG. Un dubbio sorge: “Ma non dovevano chiuderli gli ultimi sei OPG d’Italia?”
A fronte del chiacchiericcio mediatico relativo all’assoluzione di Renzi per la nomina di portaborse in provincia e alla scampata radiazione dall’albo del medico di Genova ’91, coordinatore dei servizi sanitari nella famigerata caserma di Bolzaneto, la condanna al giovane nigeriano rende ancora più evidente l’ingiustizia presente nel paese. O meglio di come la legge sappia tener conto se sei nero, malato, povero e magari estremista, anti-Tav, disoccupato, o che hai un’istruzione, un conto bancario, una serie di amici degli amici, e così via.
Argomenti che rischiano di sfociare nelle chiacchiere da bar se non fosse per la mole elevata di processi che imperversa in quel di Torino contro gli oppositori della Tav; se non fosse che la vergogna degli OPG, così definita dal sindaco di Roma, è ancora lì presente, con tutto il suo carico di disumanità. Se non fosse che ogni volta che qualcuno viene condannato ad essere rinchiuso in una struttura psichiatrica viene sempre da ricordare Francesco Mastrogiovanni, morto dopo quattro giorni di contenzione al letto, all’età di 59 anni.

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