Bombe d'acqua,
si segue la pista anarchica!
Una
brutta estate, piogge e maltempo devastano il paese da Nord a Sud provocando danni e, purtroppo,
vittime. A Jesi addirittura una tromba d'aria ha sconvolto un quartiere.
Senigallia ancora deve riprendersi delle precedenti esondazioni che se ne
ritrova di nuove. Così un po' ovunque, manco fossimo un paese tropicale! Una
repubblica delle banane!
Il
tempo e le stagioni sono decisamente impazziti. Difficile nascondere la
responsabilità dell'inquinamento industriale, del capitalismo che devasta
territori e persone. Eppure anche in questo, il pensiero dominante è quello di
negare l'evidenza (il profitto genera distruzione) e prendersela con … il fato,
la sorte, il destino e così nascono neologismi interessanti come quello in
voga: la bomba d'acqua! Tutto pur di
aumentare angoscia e smarrimento e, dare delle non-notizie: d'estate arriva il caldo, sempre africano. D'inverno
invece, guarda caso, c'è il freddo, in questo caso siberiano. Manca la
stagionale notizia sulla zanzara tigre e il quadro è completo. Non ci si può
sbagliare!
Eppure
basterebbe chiedersi come mai in un paese moderno come l'Italia si debba sempre
ricorrere alla protezione civile per affrontare eventi climatici e stagionali
che, in larga parte, sono prevedibilissimi. Eventi che invece provocano sempre
puntualmente danni pesanti. Insomma in un paese ordinato, organizzato,
istituzionalizzato … si muore di pioggia, di frana, di alluvione o anche
assiderati sotto i ponti. O davanti alle coste, in mezzo al mare, colpevoli di
non essere … italiani (o occidentali!).
Forse
tutta questa organizzazione, le istituzioni non la garantiscono. Forse la cosa
più evidente è lo scaricabarile che riescono a fare quando succede qualcosa.
Forse la pioggia anomala evidenzia la “normalità” del potere, che significa di
fare tutto meno che gli interessi della collettività. E quando la collettività
se ne accorge, quando si erge a difensore del suo territorio e delle sue vite,
come in Val Susa contro la TAV ,
l'organizzazione repressiva, la macchina violenta dello stato e il controllo
del territorio entrano in funzione in maniera puntuale e precisa.
Insomma
se aumenta la pioggia bisogna arrangiarsi, alla disoccupazione bisogna
rassegnarsi, e per la povertà e le malattie confidare nella provvidenza. Per il
resto la macchina statale funziona: per la difesa del profitto. Se lo Stato
italiano avesse speso in tutela ambientale quanto ha investito in val Susa in
repressione militare, sicuramente i danni del maltempo sarebbero stati minori.
Sicuramente si vivrebbe in un paese un po’ più libero.
Facile
retorica certo, ma il messaggio che arriva da questa estate 2014 è una lezione
da prendere ad esempio: la natura si ribella alle devastazioni dell'uomo? Ed
allora è tempo che anche l'uomo si ribelli alle devastazioni fatte da altri
uomini.
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