Comunicato stampa
Sono apparsi nei giorni scorsi, a mezzo stampa, alcuni articoli sulla presenza degli anarchici nelle Marche, prendendo spunto dalla nuova ondata repressiva a carico dei soliti “insurrezionalisti” che in questi giorni, a Bologna, ha visto una vera e propria caccia all’uomo. Le notizie che sono apparse a livello locale non riescono però a dare un reale quadro della presenza anarchica sul territorio marchigiano. Per intenderci, non si tiene conto dell’attività alla luce del sole, aperta, radicata e coinvolgente che da decenni circoli e gruppi anarchici marchigiani portano avanti. Dagli anarco-sindacalisti dell’USI regionale, alla FAI (Federazione Anarchica Italiana – da non confondere con quella informale), alla Federazione dei Comunisti Anarchici, alle biblioteche ed agli archivi presenti in varia misura e rappresentanti un patrimonio storico e documentario, fino ad un paio di esperimenti di comunità autogestite. Attività, livelli di impegno e di coinvolgimento diversificati ma con la comune caratteristica di una presenza ben definita, conosciuta e fuori da una qualsivoglia “informalità”. Una informalità che molto spesso viene agitata ad arte da chi anarchico non è, funzionale a creare ambiti di incertezza, amalgami politici non ben definiti, in cui far sguazzare strategie elettoralistiche e della tensione, armi di “distrazione” di massa, che purtroppo segnano sempre puntualmente i momenti di crisi politica ed economica, quando diventa necessario, nel nostro paese, creare paura e angoscia sociale per ridare credibilità a malgoverni e mal governanti. Dal canto nostro le diffamazioni, le menzogne e le intimidazioni non ci hanno fatto mai recedere dall’impegno nella costruzione di una società migliore, nella conquista di diritti civili e sindacali, nella denuncia delle storture del sistema.
Centro Studi Libertari “Luigi Fabbri” – Jesi
FAI – Federazione Anarchica Italiana
Gruppo “Michele Bakunin” – Jesi
Zona Ex-Carceri – Jesi
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