giovedì 25 novembre 2010

dopo la tavola rotonda delle associazioni di jesi durante liberi libri 2010

La protesta contro la vendita dell’Ostello sta occupando le pagine dei giornali locali in questi giorni. In merito se n’è parlato anche alla Tavola Rotonda, durante l’iniziativa di Liberi Libri 2010 di sabato scorso, organizzata dal Centro Studi Libertari “Luigi Fabbri”. Le associazioni presenti hanno manifestato tutta la loro contrarietà alla vendita dell’Ostello.

L’associazione Spazio Ostello ha ribadito l’importanza della struttura come luogo di socialità e cultura, vero e proprio strumento terapeutico contro le “brutture” del sistema. Strumento che nonostante tutto continua ad essere trattato come fanalino di coda, dagli amministratori, in nome di un presunto efficientismo economicista. Dello stesso avviso sono stati alcuni rappresentanti di Libera contro le Mafie e dell’ANPI di Jesi i quali, partendo da analisi differenti, hanno sottolineato come proprio dando forza e voce alle risorse culturali del territorio, stimolando il confronto fra associazioni, si possa contrastare il fenomeno mafioso o l’autoritarismo fascista tutt’altro che relegati lontano da Jesi nello spazio e nel tempo.


Di fronte ad una discreta presenza di pubblico, e sottolineando l’importanza di non vendere l’Ostello, la Tavola Rotonda si è chiusa sollecitando tutti coloro che sono interessati a sostenere la battaglia dell’Ostello e a partecipare alle prossime iniziative del Comitato Spazi di Jesi. Nota finale di chiusura è stato quello di sottolineare come lungo le strade della città le sagome degli jesini del ‘900 riguardavano solo una certa parte della società, per certi versi quella che sempre è premiata dalla storia e dalla memoria, mentre personaggi che comunque hanno rappresentato una parte di cultura e di società jesini, come Bruno Cartò, Raul Capecci o il sarto comunista soprannominato “pene” ancora una volta sono stati dimenticati.

UN NAZIONALISMO COMODO PER OGNI EPOCA


Nazionalismo:tendenza e prassi politica fondata sull’esaltazione dell’idea di nazione e del principio di nazionalità.(Vocabolario Zingarelli 2000)


Spesso si sente dire che “le ideologie politiche sono finite”;oppure “non c’è più differenza tra destra e sinistra”. Certo se buttiamo un occhio alla situazione politica e ai partiti maggiori presenti in questo periodo,l’affermazione sembra vera.

Io,pensandoci un po’ su e avendo dei miei ideali,riesco ancora a trovare differenze tra le due ,checché ne dicano i mass media o i parlamentari di questo paese.

Dopo il cosiddetto “crollo” delle ideologie si è cominciato a parlare di “valori”,i valori della destra e quelli della sinistra.

Lasciamo subito perdere le figure della sinistra istituzionale italiana che con la loro confusione e inadeguatezza(ed è dire poco) si commentano da soli.

Prendiamo invece la destra:da quella istituzionale che si è “ripulita”(se uno ci vuol credere…) dal suo passato non tanto glorioso,fino a quella che si muove fuori dal palazzo(pure sempre guidata da esso),per intenderci quella che una volta metteva le bombe nelle piazze e nelle stazioni e che oggi scrive sui muri “Padroni a casa nostra”.

Una domanda.Cos’è che accomuna la destra,dalla più piccola organizzazione neo-fascista alle belle facce che vediamo ogni giorno in tv?

Una parola sola:il nazionalismo.


Questo “amor di patria” così tanto sbandierato a destra,ha avuto parecchie accezioni e significati diversi nel corso della storia mondiale.

Una cosa che però non è mai cambiata è il binomio nazionalismo-guerra,nazionalismo-violenza,nazionalismo e odio rigettato verso l’esterno.

L’idea nazionalista si schiera apertamente contro una società multietnica e multiculturale,in nome di uno Stato-nazione unitario e di una popolazione omogenea con la stessa lingua,etnia,religione e un pizzico di quel furore patriottico che non guasta mai.


Andando un po’ indietro nel tempo poi ci accorgiamo che la storia ha già giudicato questo tipo di impostazione politica.

Gli esempi non mancano:durante la Restaurazione(1815-48)il nazionalismo è proprio della borghesia liberale e progressista che cerca di imporsi sull’aristocrazia per dominare lo Stato; l’epoca del libero-scambio(1848-1871)che vide tra le altre cose il formarsi di stati come l’Italia e la Germania, arrivando all’età dell’imperialismo(inizi ‘900 in poi) e il conseguente formarsi di nuovi nazionalismi sempre più aggressivi(nazionalsocialismo tedesco,il fascismo italiano e spagnolo.).

In tutti questi periodi è stato fatto un uso sistematico del sentimento nazionalista da parte dei potenti di turno per giustificare guerre,atti di violenza e massacri insensati.




Citando Bertha Von Stuttner,pacifista austriaca di fine ‘800:


Morti,morti,morti:questa è pur sempre la fine di ogni saggezza politica,la meta di ogni entusiasmo patriottico”.


Il passo dal nazionalismo alla guerra è molto breve,di conseguenza nazionalismo e militarismo sono termini molto vicini di significato.

Oggi in televisione, politici di destra e sinistra,ci dicono che la guerra(in questo periodo è di moda quella al terrorismo) va combattuta per difendere la nostra patria.

Perché lo Stato,la nazione, ha bisogno di un nemico da combattere e se non c’è,lo crea ad arte.

L’ultima deviazione di questo assurdo sentimento ha fatto da poco capolino:ora la guerra oltre che al di fuori dei confini di Stato è anche all’interno,nelle città.

C’è l’emergenza sicurezza e i militari sono già nelle strade:ora i nemici da abbattere sono gli immigrati,i diversi, quelli che non sono come noi e vanno quindi sbattuti fuori o messi in posizione di non nuocere.



Il patriottismo è un sentimento artificiale e irragionevole,funesta origine della maggior parte dei mali che desolano l’umanità. Tutti i governi,con una sfacciataggine sorprendente,hanno sempre affermato che i preparativi militari e le guerre sono necessarie per mantenere la pace.”


(L.Tolstoj)


Ricordiamoci sempre che il nostro “bel paese” è all’ 8° posto per spese militari nel mondo ed è impegnato in 300 missioni militari,dove i nostri eroi col fucile esportano democrazia e pace uccidendo uomini,donne e bambini.

Io credo che ogni vita umana meriti rispetto,ma contemporaneamente non riesco a provare cordoglio per un militare ucciso.

La guerra non produce altro che questo: morte,dolore,devastazione e impoverimento.

Queste persone vengono elette “eroi della patria” quando muoiono ammazzati in un angolo remoto del mondo,ma in vita non sono altro che vera e propria servitù nelle mani del potere,disposti ad ammazzare e a compiere qualsiasi efferatezza per la nazione in cui sono nati,compiacendo le persone che li hanno mandati a uccidere e devastare in modo che questi possano riempirsi le tasche ed estendere il loro dominio politico ed economico.

lunedì 15 novembre 2010

Libri da mettere al rogo.
Questa è la dodicesima edizione dell’appuntamento annuale di “Liberi libri”. Un appuntamento che ha come obiettivo quello di far conoscere il panorama dell’editorialistica politica e culturale poco noto e diffuso nei canali della grande distribuzione e dell’editoria di mercato. Non solo, ad ogni edizione di questa rassegna, abbiamo sempre cercato di abbinarvi momenti di coinvolgimento pubblico e di denuncia politica su temi sociali rilevanti: dalle problematiche del lavoro, a quelle delle libertà politiche e dell’antifascismo, alla tragedia della guerra a quelle dell’anticlericalismo.
I titoli, i libri, gli argomenti e le case editrici che mettiamo in mostra difficilmente vengono recensite e pubblicizzate sul territorio nazionale nonostante molto spesso, fra questi, vi si trovi una ricca varietà di scritti non meno importanti a livello culturale e politico dei vari best-seller conosciuti.
Quelli che proponiamo sono testi che rappre-sentano un pugno nello stomaco, un dito nell’occhio, uno sberleffo o una denuncia di tipo sociale e che, fino a qualche decennio fa potevano essere benissimo fra quelli che venivano messi al bando, oscurati dalla censura, se non addirittura bruciati nei roghi di regime.
Se la verità non ha prezzo purtroppo, in una società dove tutto si regge sulle dannate leggi del mercato, il prezzo che paga chi vuole fare cultura e politica, e dire le troppe verità taciute fuori dai canali ufficiali, è sempre troppo alto. Liberi libri vuol servire anche a sostenere questo sforzo, per dare un po’ di fiato alle voci che escono dal coro, ed anche per crearne di nuove.


Sabato
28, si terrà la tavola rotonda, aperta al pubblico, cui parteciperanno
varie associazioni jesine dal titolo: “Associazionismo e cultura, le
risorse del territorio ", a partire dalle ore 17. Domenica, cineforum
con il video "Il nuovo secolo americano", sulle guerre al terrorismo
made in USA, del regista italiano Massimo Mazzucco.

giovedì 11 novembre 2010



FUORI LA GUERRA DALLE NOSTRE VITE


Viviamo in tempi grami: tempi di crisi e di guerra.

Guerra che sta segnando negativamente le nostre vite e si sta stagliando

sul nostro futuro con contorni sempre più cupi.

In questi ultimi decenni l’Italia si è impegnata militarmente su diversi

fronti: Kosovo, Iraq, Libano, Afghanistan. Sotto la falsa copertura di

missioni di pace”, l’Italia ha mandato i suoi soldati a combattere e

uccidere

in nome e per conto degli interessi di industriali e petrolieri.

Ma è proprio in Afghanistan che le contraddizioni e le falsità della

propaganda

di guerra stanno venendo inesorabilmente alla luce: i militari italiani

stanno

tornando a casa dentro le bare, la produzione e l’esportazione di droga hanno

raggiunto livelli record, le forze alleate hanno stretto rapporti con i capi

talebani.

Inoltre i costi sempre maggiori che le missioni militari comportano, vengono

pagati attraverso i prelievi fiscali sui nostri già miseri stipendi a scapito

di

SERVIZI ESSENZIALI QUALI SANITA',ISTRUZIONE,ASSISTENZA

AI BAMBINI E AGLI ANZIANI.

MA TUTTO CIO' NON INTERESSA AI POLITICI, ALLE LORO MAFIE!

AI LORO INTRIGHI!!!

Stanno già investendo i nostri soldi nei famigerati F-35, aerei da

combattimento

che costeranno milioni di euro e che serviranno a portare morte e distruzione

ovunque occorra “esportare democrazia” e “pacificare la regione”.

Aerei che verranno costruiti ed assemblati a

Cameri vicino Novara e che andranno ad allungare la già troppo lunga lista

di

ditte italiane produttrici ed esportatrici di armi.

Guerra esterna ma anche interna, con i militari nelle strade delle nostre

città che,

con la scusa della sicurezza, controllano le nostre vite e si preparano a

reprimere

con la forza eventuali scenari di conflitto sociale.

Guerra su tutti i fronti quindi, dietro la quale si celano interessi economici

enormi:

petrolio, materie prime, armi e droga; ed i cui profitti grondano del sangue

di uomini,

donne, bambini e che vengono suddivisi dagli sciacalli di sempre (banchieri,

industriali

e mafiosi).

Come Anarchici, nostro dovere è contrastare la cultura fascista e

guerrafondaia che

sta alla base di una società sempre più militarizzata in cui guerra e

sfruttamento

vengono imposti e propagandati.