giovedì 25 novembre 2010

UN NAZIONALISMO COMODO PER OGNI EPOCA


Nazionalismo:tendenza e prassi politica fondata sull’esaltazione dell’idea di nazione e del principio di nazionalità.(Vocabolario Zingarelli 2000)


Spesso si sente dire che “le ideologie politiche sono finite”;oppure “non c’è più differenza tra destra e sinistra”. Certo se buttiamo un occhio alla situazione politica e ai partiti maggiori presenti in questo periodo,l’affermazione sembra vera.

Io,pensandoci un po’ su e avendo dei miei ideali,riesco ancora a trovare differenze tra le due ,checché ne dicano i mass media o i parlamentari di questo paese.

Dopo il cosiddetto “crollo” delle ideologie si è cominciato a parlare di “valori”,i valori della destra e quelli della sinistra.

Lasciamo subito perdere le figure della sinistra istituzionale italiana che con la loro confusione e inadeguatezza(ed è dire poco) si commentano da soli.

Prendiamo invece la destra:da quella istituzionale che si è “ripulita”(se uno ci vuol credere…) dal suo passato non tanto glorioso,fino a quella che si muove fuori dal palazzo(pure sempre guidata da esso),per intenderci quella che una volta metteva le bombe nelle piazze e nelle stazioni e che oggi scrive sui muri “Padroni a casa nostra”.

Una domanda.Cos’è che accomuna la destra,dalla più piccola organizzazione neo-fascista alle belle facce che vediamo ogni giorno in tv?

Una parola sola:il nazionalismo.


Questo “amor di patria” così tanto sbandierato a destra,ha avuto parecchie accezioni e significati diversi nel corso della storia mondiale.

Una cosa che però non è mai cambiata è il binomio nazionalismo-guerra,nazionalismo-violenza,nazionalismo e odio rigettato verso l’esterno.

L’idea nazionalista si schiera apertamente contro una società multietnica e multiculturale,in nome di uno Stato-nazione unitario e di una popolazione omogenea con la stessa lingua,etnia,religione e un pizzico di quel furore patriottico che non guasta mai.


Andando un po’ indietro nel tempo poi ci accorgiamo che la storia ha già giudicato questo tipo di impostazione politica.

Gli esempi non mancano:durante la Restaurazione(1815-48)il nazionalismo è proprio della borghesia liberale e progressista che cerca di imporsi sull’aristocrazia per dominare lo Stato; l’epoca del libero-scambio(1848-1871)che vide tra le altre cose il formarsi di stati come l’Italia e la Germania, arrivando all’età dell’imperialismo(inizi ‘900 in poi) e il conseguente formarsi di nuovi nazionalismi sempre più aggressivi(nazionalsocialismo tedesco,il fascismo italiano e spagnolo.).

In tutti questi periodi è stato fatto un uso sistematico del sentimento nazionalista da parte dei potenti di turno per giustificare guerre,atti di violenza e massacri insensati.




Citando Bertha Von Stuttner,pacifista austriaca di fine ‘800:


Morti,morti,morti:questa è pur sempre la fine di ogni saggezza politica,la meta di ogni entusiasmo patriottico”.


Il passo dal nazionalismo alla guerra è molto breve,di conseguenza nazionalismo e militarismo sono termini molto vicini di significato.

Oggi in televisione, politici di destra e sinistra,ci dicono che la guerra(in questo periodo è di moda quella al terrorismo) va combattuta per difendere la nostra patria.

Perché lo Stato,la nazione, ha bisogno di un nemico da combattere e se non c’è,lo crea ad arte.

L’ultima deviazione di questo assurdo sentimento ha fatto da poco capolino:ora la guerra oltre che al di fuori dei confini di Stato è anche all’interno,nelle città.

C’è l’emergenza sicurezza e i militari sono già nelle strade:ora i nemici da abbattere sono gli immigrati,i diversi, quelli che non sono come noi e vanno quindi sbattuti fuori o messi in posizione di non nuocere.



Il patriottismo è un sentimento artificiale e irragionevole,funesta origine della maggior parte dei mali che desolano l’umanità. Tutti i governi,con una sfacciataggine sorprendente,hanno sempre affermato che i preparativi militari e le guerre sono necessarie per mantenere la pace.”


(L.Tolstoj)


Ricordiamoci sempre che il nostro “bel paese” è all’ 8° posto per spese militari nel mondo ed è impegnato in 300 missioni militari,dove i nostri eroi col fucile esportano democrazia e pace uccidendo uomini,donne e bambini.

Io credo che ogni vita umana meriti rispetto,ma contemporaneamente non riesco a provare cordoglio per un militare ucciso.

La guerra non produce altro che questo: morte,dolore,devastazione e impoverimento.

Queste persone vengono elette “eroi della patria” quando muoiono ammazzati in un angolo remoto del mondo,ma in vita non sono altro che vera e propria servitù nelle mani del potere,disposti ad ammazzare e a compiere qualsiasi efferatezza per la nazione in cui sono nati,compiacendo le persone che li hanno mandati a uccidere e devastare in modo che questi possano riempirsi le tasche ed estendere il loro dominio politico ed economico.

Nessun commento: