venerdì 21 ottobre 2011


comunicato stampa del 18 ottobre
Una caccia alle streghe in grande stile, questa  è l'unica definizione che si può dare alla grande campagna mediatica avviata dopo i fatti di Roma. Se le stesse energie fossero state spese per ridurre il disagio sociale  montante, forse non ci sarebbe stata l'esplosione di rabbia giovanile; o forse no. Il beneficio del dubbio è d'obbligo, ma non per tutti. Sembra che si sia aperta ufficialmente la caccia all'anarchico, anche se poi è un tifoso o un Black block o un comunista o un autonomo: di tutto un pò insomma, l'importante è criminalizzare chi dissente. Basta poco: una felpa, un casco, avere 20 anni. C'è una sproporzione enorme fra i fatti accaduti e la reazione, prima a Roma e poi nel resto del paese. Per quello che ci riguarda come FAI - Federazione Anarchica Italiana, la maggioranza del movimento aveva fatto due scelte precise: partecipare a Roma al corteo in modo visibile, pacifico, ordinato dietro lo striscione "accerchiamoli" o organizzare iniziative locali di controinformazione (così è stato a Jesi, come in molte altre città italiane), per essere presenti nei territori dove più acuta si fa sentire la crisi in termini di disoccupazione, povertà e tagli occupazionali. Sappiamo che fare titoloni con il termine "anarchico" è un buon incentivo alle vendite.Sappiamo inoltre che, in questo paese, prendersela con gli anarchici ha sempre anticipato tempi molto bui, da Piazza fontana in poi. Grave è lo sbraitare di leggi speciali, di riduzione dei diritti, di terminologie care allo squadrismo che ben poco hanno a che fare con la democrazia. Se queste sono le risposte ai gravi problemi sociali, far montare rabbia e alienazione, magari pilotarla, con qualche infiltrato o qualche utile idiota, per poi far dimenticare tutto con repressione pesante, c'è di che preoccuparsi. Per noi come anarchici la risposta è una sola: costruire sicurezza sociale, non con i manganelli e la violenza, ma con una istruzione pubblica garantita, con l?assistenza ai più deboli, con la dignità del lavoro e della comunità, con un futuro in cui vivere senza doversi vendere come schiavi o prostitute.

FAI - Federazione anarchica italiana
Gruppo  - Michele Bakunin, Jesi
Gruppo - Francisco Ferrer, Chiaravalle
Gruppo - Pietro Gori, Fabriano
Circolo Culturale - Ottorino Manni, Senigallia

lunedì 17 ottobre 2011

volantino distribuito a Jesi il 15-ottobre 2011


In piazza contro la crisi, oggi e sempre!

Ci parlano di debito pubblico e i profitti dei padroni conoscono solo crediti. Ci parlano di sacrifici e di crisi grave da affrontare e i soldi della collettività servono a salvare banche fallimentari, faccendieri e parassiti imprenditoriali. E non sono soddisfatti. Continuano a chiedere soldi per un sistema economico che crea tragedie, miserie, guerre. Vogliono i nostri soldi e se li prendono rubandoci la previdenza, l’età pensionabile, la sanità e la scuola pubblica. Vogliono i nostri soldi per mantenere in vita una economia capitalista che genera guerre, razzismo, egoismi e disperazione.

E’ in atto una vera e propria guerra di classe conto lavoratori, pensionati, studenti, disoccupati, precari, malati, anziani. Una guerra che distrugge diritti e garanzie sociali, taglia i salari e i posti di lavoro, e sostiene invece le rendite, i traffici mafiosi, le speculazioni, gli squali da poltrona o da segreteria.

Essere in piazza oggi, a Roma, come nelle tante città italiane è una ulteriore dimostrazione di volontà di difesa della dignità di vita e di lavoro, dei bisogni dei più deboli, contro i dominatori della politica e del mercato. Molte le parole d’ordine di oggi, che debbono realizzarsi in una unità di azione e di opposizione anche le prossime settimane, i mesi a venire. Anche quando il fallimentare governo Berlusconi sarà caduto, anche di fronte agli imminenti sacrifici che ci chiederanno governi di unità nazionale o di centro-sinistra.

La caduta di un nano politico o l’avvento di amici sul trono non sono gli obiettivi che gli sfruttati devono darsi oggi, bensì l’unità dal basso nelle lotte per la riconquista di dignità e forza sindacale, sociale e politica. Non ci sono scorciatoie, liste o leader che ci possono garantire in tutto ciò, ma solo la determinazione di donne e uomini nella costruzione di una società più giusta.

Qualcuno vuole andare in piazza per fare i soliti giochi di potere politico o sindacale, utile idiota di berlusconismi di destra come di sinistra. Noi vogliamo essere in piazza per difendere il lavoro e i diritti sociali, a Roma come nelle marche, contro la chiusura del cantiere, la ristrutturazione dei poli produttivi, i ricatti di Marchionne e Della Valle.

Noi la crisi non la paghiamo!
Per una società organizzata ed autogestita dal basso!


Federazione Anarchica Italiana
sez."M.Bakunin" - Jesi
sez."F.Ferrer" - Chiaravalle

martedì 4 ottobre 2011


La dismissione degli immobili è una strategia carente e che non tiene conto dell'associazionismo


Le recenti notizie apparse sulla stampa nei giorni scorsi riportano all’attenzione il problema dell’immobile del San Martino.
Da parte nostra non possiamo che sottolineare alcune questioni importanti. Primo: la necessità di fare cassa da parte del Comune di Jesi e di alienare per questo immobili di proprietà dell’intera collettività è la dimostrazione di una capacità di governo dal respiro molto corto, che non dipende solo dai tagli fatti da Roma o dalla crisi economica, ma da una visione strategica globale carente è affatto funzionale ai bisogni dei cittadini.

Secondo: non vorremmo che dietro paventate permute di immobili, in cui il San Martino risulta essere un “oggetto” molto interessante, si celino scelte speculative poco chiare.

Terzo: come da altri ricordato il complesso attualmente ospita varie associazioni e per questo rappresenta un luogo di socialità e di cultura, fuori da logiche di mercato, irrinunciabile per la città. In merito quali “nuovi” inquilini, fatte salve le discutibili scelte che ogni volta vedono il San Martino al centro dell’attenzione dell’Amministrazione, chiediamo quali prospettive future ha previsto l’Amministrazione per dare risposta all’associazionismo ospitato dal complesso e alla stessa città che in varia misura vi partecipa, se ne serve e vi si riconosce.

Dal canto nostro, come anarchici, siamo pronti al confronto, alla mediazione, a percorrere qualsiasi strada che valorizzi l’interesse collettivo e l’associazionismo, e non il profitto privato. Ricordiamo che durante i giorni delle fiere di San Settimio, il Centro Studi Libertari ha tenuto per tre giorni aperta la nuova sede al pubblico, con iniziative articolate: presentazione di libri, cineforum, cena sociale, musica e consultazione dei materiali dell’archivio in dotazione. Inutile dirlo, buono è stato il riscontro di pubblico.


Centro Studi Libertari Luigi Fabbri - Jesi